giovedì 19 settembre 2013

Il giardino di Orihime: the end of Chrysalis

Ho deciso di aprire una nuova rubrica, una rubrica tutta dedicata ai miei pensieri, alle mie insicurezze, ai miei disastri di giovane donna. Spero che non vi annoierà e che vi ritroverete in qualcosa.
Vi chiederete: "che razza di titolo è mai questo?"..Beh, Orihime  è la protagonista femminile di un manga che adoro, Bleach, da cui deriva anche il nome del blog. Orihime è una ragazza fragile, dolce, gentile, ingenua, di buon animo, e allo stesso tempo molto forte. "The end of Chrysalis" è il titolo di un volume del manga.
Beh, io non sono come Orihime, io sono talmente scettica da far impallidire (o forse arrossire? boh) San Tommaso, sono sempre in guardia, sono cinica, rigida, schematica, razionale, inquadrata. Se fossi una disciplina sarei la matematica. E pensare che è la materia che più detesto. Adoro tutto ciò che è arte, che veicola la naturale tendenza e aspirazione dell'uomo al bello, all'elevazione spirituale. Eppure, nonostante questo, so riconoscere l'arte, ma mi rendo conto di non saperla riprodurre. Sono incatenata alla mia materialità e non riesco a liberarmi.
Vorrei che questa "end of chrysalis" arrivasse anche per me, la sto aspettando dal giorno in cui ho preso coscienza della mia condizione.
Vi starete chiedendo se non ho forse sbagliato pagina, che forse avrei dovuto scrivere queste parole sul mio diario segreto..beh, in effetti, forse avete ragione. Però, sono sicura che capirete perchè ho deciso, anzi, per una volta voglio proprio dirlo, mi sono sentita di scriverlo qui, di condividerlo con voi.
In tutta la frivolezza di questo blog io ci metto un pizzico della mia anima e del mio modo di essere, dei miei gusti, dei miei princìpi, dei miei ideali.
Perchè il make up fa parte di tutta questa baraonda di gusti, princìpi, ideali, è una forma di espressione.
E' una forma di espressione e di miglioramento di sè, o comunque, di un tentativo in questo senso. Per natura, sono sempre stata ambiziosa, mai competitiva, e ho sempre cercato il meglio per me, per quanto mi fosse possibile e quanto ritenessi di meritare. Mi rattristo quando vedo persone che invece non hanno la tendenza al miglioramento, persone che giacciono nella propria stabilità così rassicurante, che si crogiolano nel quieto vivere e, spesso, nella beata ignoranza.
Io non mi sono mai piaciuta, come penso gran parte (se non tutte) di noi. Darei volentieri una piallatina al naso, un'alzatina alla fronte e alle sopracciglia, una rimpolpata al labbro superiore, addrizzerei la schiena, allargherei le spalle, metterei un po' di grasso sullo sterno, svuoterei la pancia, arrotonderei i fianchi, alzerei il sedere, allungherei le gambe, svuoterei le braccia. Per il momento non mi viene in mente altro.
E come il mio aspetto, mi piacerebbe rimodellare la mia personalità a mio piacimento..altro che ambiziosa! Sfido proprio gli dèi!
Sì, mi piacerebbe essere come Orihime, una donna sempre in buona fede, come se non avesse mai messo piede nel mondo vero..vorrei essere come Orihime, in un mondo che non la ferisca, che non approfitti della sua ingenuità, della sua fiducia cieca verso il prossimo. Non voglio vivere in un mondo di smidollati, buonisti e buoni samaritani, sia chiaro, voglio vivere in un mondo che abbia una morale, un'etica, un rispetto verso tutto il creato (non in senso religioso), e dove ognuno ponderi attentamente ogni singolo pensiero e azione, dove ognuno pensi con la propria testa, dove non esistano preconcetti o dogmi appresi passivamente.
Beh, purtroppo questo cambiamento è, ahimè, nient'altro che una bellissima utopia. L'uomo non è cattivo, è solo così per natura. Cosa che mi fa davvero vergognare di far parte anch'io del genere umano: neanche uno straccio di spiegazione, siamo semplicemente stati programmati così. Bella storia.
Però resta il fatto che ne faccio parte anch'io, che giudico e punto il dito, quindi, seppur rinneghi la mia natura, ne sono impregnata fino al midollo. Devo fare qualcosa, ho una smania dentro che mi impone di cambiare per lo meno me stessa, di portarmi un gradino più in su nella mia personale scala evolutiva, in quanto essere pensante e animato. 
Parto da me stessa, sento la necessità di disintossicarmi dai pregiudizi, anche quelli che nutro nei miei confronti. Cerco di volere bene almeno a me, dato che dovrò conviverMI per tutta la vita.
All'inizio di questo post ho espresso la mia totale venerazione per l'arte, a mio avviso, uno dei pochi mezzi di elevazione spirituale per l'uomo. Ecco, perchè non applicare l'arte e il bello a me stessa? DEVO DOVERMI PIACERE, anche esteriormente. Siamo anche corpo, oltre che spirito, siamo costituiti da una parte di psichè, intesa nel senso greco del termine, quindi l'anima, con tutte le nostre facoltà intelligibili e emotive; e da una parte da una componente materiale, tangibile, conoscibile empiricamente.
Entrambe le componenti hanno lo stesso peso e la stessa importanza: l'una non può prescindere dall'altra senza intaccare l'essenza stessa dell'individuo.
Quindi, conciliare l'arte non solo con la propria parte spirituale, ma anche con quella fisica, mi sembra un atto più che dovuto. Trovo superficiale, chi, al contrario, dà rilievo solo alla componente psichica (sempre intesa in senso greco), e si sente in diritto di evitare di badare all'aspetto esteriore della persona. Beh, ognuno ha la sua opinione ed è libero di fare ciò che vuole, purchè dopo attente e consapevoli considerazioni.
Io ho deciso che dovrò sempre impegnarmi ad essere più bella: dentro e fuori. Perchè significa volersi migliorare, volersi bene, volersi meglio. E io mi voglio dannatamente meglio.
E' anche qui che entra in gioco il make up, da molti considerata un'attività frivola e inutile; da me considerata una delle tante facce della Bellezza, intesa come mezzo verso il Bene, di se stessi e degli altri.
Quando metto un rossetto io mi sento bene, non mi importa se la gente mi fissa le labbra perchè magari ho messo un prugna scuro. Però capisco che è difficile superare il timore del giudizio degli altri. Purtroppo, Aristotele diceva che l'uomo è un animale sociale, e, come tale, ha bisogno dell'approvazione del branco per continuare su una certa strada. Io dico che invece, prima di tutto, dovremmo essere animali individuali, che, solo se abbiamo la nostra propria approvazione, abbiamo il permesso di proseguire. So che è un passo difficile da compiere, ma il make up dovrebbe essere solo d'aiuto. Invece molte donne (mia madre compresa) hanno il terrore di andare in giro con un rossetto un po' più scuro o acceso del solito, con cui magari starebbero un incanto. Preferiscono uscire con una riga di eyeliner alta tre dita che magari non le valorizza affatto, però, sicuramente, nessuno avrà ragione di puntare loro il dito contro. Andare in giro con un rossetto rosso non è esibizionismo, è emancipazione di se stesse nei riguardi di se stesse. Perchè non è un passo semplice e indolore da compiere: si deve fare una scelta e, spesso, andare controcorrente, per decidere di curare la propria immagine e la propria anima, per decidere di cambiare rotta riguardo il proprio percorso personale.
Prima anch'io non avrei mai pensato di andare in giro con certi colori sparaflashati, nè che occhi e labbra intense potessero non risultare volgari. Purtroppo viviamo in un sistema che ci inculca troppe verità assolute, troppe regole, troppi dogmi. Dobbiamo trovare il coraggio di liberarcene e di dare ascolto solo a noi stesse, solo così capiremo che smokey eyes viola e rossetto rosso vanno d'amore e d'accordo, che un rossetto arancione va a nozze con un ombretto verde! Insomma, abbiamo almeno la libertà di provare, proviamo!
Un passo per volta.. prima un rossetto molto simile al colore delle nostre labbra, poi, piano piano, ce ne distacchiamo sempre di più. Infine, aggiungiamo sempre più colore sugli occhi, fino a capire dove stanno i nostri limiti cromatici, oltre i quali non siamo più belle, ma clown. Fatto questo, ve lo posso assicurare, vi sentirete invincibili, libere di spiegare le ali.

Non sarà certo un rossetto a fare la rivoluzione, ma io, personalmente, da quando mi trucco, mi sento meglio. Mi sento me stessa, mi sento perfettamente in asse con la mia personale concezione delle cose. Non mi spaccio per filosofa, ma non è forse anche questa filosofia? Indagare su tutto, chiedersi costantemente perchè, essere sempre attanagliati dal dubbio.
Io è così che mi sento, sospesa nel vuoto dell'assurdità dell'esistenza. Sì, sono piuttosto Sartriana da questo punto di vista. Se non conoscete La nausea di Sartre, ve la consiglio: è filosofia romanzata. Altro testo che mi sento di raccomandarvi è Lo straniero di Camus. Entrambi esistenzialisti, hanno saputo esprimere quello che ho sempre inconsapevolmente sentito dentro di me nei confronti del mondo, e di cui ho avuto piena consapevolezza solo dopo averli letti.

Beh, in questa situazione di precarietà esistenziale, non vi pare che un bel rossetto non possa far altro che farci sentire meno irrilevanti?

Camilla

Ps. se vi state chiedendo perchè "il giardino di Orihime", la risposta è molto semplice: nel giardino si coltivano i fiori.......